lunedì, aprile 24, 2006

I verdi non sono al verde

Su ecquologia.it, la comunità intellettuale dei verdi, viene riportata la notizia della puntata di Report sul finanziamento pubblico all'editoria:

L'ottimo programma andato in onda ieri sera sulla RAI, ha sviluppato l'argomento del finanziamento all'editoria. Si tratta di una sovvenzione di circa 700 milioni di euro che lo Stato concede spesso per dei giornali "fantasmi" introvabili in edicola.

E già, giornali "fantasmi" come
notizieVerdi, composto di un'unica pagina, con una redazione in cui lavorano 3 giornalisti, che non esce in edicola ma che arriva per corrispondenza... e che si becca 2.500.000 euro.

Qui più che il sole che ride serve una bella faccina che ride (per non piangere... anche Linux credo che rida per non piangere). :-D

Finanziamento pubblico all'editoria

Stasera Report ha trattato il tema del finanziamento pubblico all'editoria: 667 milioni di euro destinati principalmente a cooperative e giornali organi di partito (ma anche imprese radiofoniche organi di movimenti politici: Veneto Uno e Radio Radicale, che percepisce 4.132.000 euro... adesso capisco perché i radicali, ai quali dedico la foto, si sono strenuamente opposti al finanziamento pubblico ai partiti: avevano un'altra fonte a cui attingere :-D).
Riporto un pezzo del servizio (molto divertente, soprattutto per chi lo ha visto):

AUTORE

Ci sono dei quotidiani che prendono milioni di euro dallo Stato, è lecito secondo lei che questi quotidiani finanzino un partito?

MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD

Ma non credo che possano finanziare un partito, non credo.

AUTORE

Io le faccio vedere questa cosa. Una casa editrice che si chiama Editrice Esedra cooperativa di giornalisti e Società Editrice Esedra che dà a voi Lega circa 200 mila euro?

MAURIZIO BALOCCHI -TESORIERE LEGA NORD

Cosa dicevano? Hanno fatto un bonifico e possono farlo tranquillamente.

AUTORE

Possono farlo?

MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD

Sì.

AUTORE

Loro vivono di finanziamento pubblico.

MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD

Chi glielo ha detto che vivono di finanziamento pubblico?

AUTORE

Glielo dico io, me lo hanno detto loro.

MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD

Io ho regolarizzato e ho fatto quello che per legge deve essere fatto punto e basta. I motivi che stanno dietro, i motivi politici che stanno dietro non sono tenuto a dirglieli a lei! E' vero?

AUTORE

Se con quel giornale prende due milioni e mezzo all'anno dallo Stato, noi ci siamo occupati di capire perché finanzia la Lega!

MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD

Allora chieda perché i giornali La Repubblica o Il Messaggero prendono alcuni milioni di euro tutti gli anni, se lo è fatto spiegare?

AUTORE

Sì.

MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD

Allora mi dica qual è la risposta.

AUTORE

La risposta è perché prendono un contributo sulla carta…

MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD

E loro invece lo prendono il contributo o non lo prendono?

AUTORE

Loro lo prendono in quanto Cooperativa Editoriale.

MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD

No no, lo prendono il contributo sulla carta!

AUTORE

Anche!

MAURIZIO BALOCCHI-TESORIERE LEGA NORD

No, solo, solo come lo prende Il Corriere della Sera! Abbia pazienza ma perché lei cerca di inventarsi le domande su situazioni che fanno veramente ridicolo!

AUTORE (VOCE FUORI CAMPO)

Il contributo che riceve Il Giornale d'Italia, prima come organo dei Pensionati Uomini Vivi e poi come cooperativa, risulta dai dati della Presidenza del Consiglio, e può leggerlo anche chi non è di Rai Tre. Il finanziamento alla Lega risulta dal bilancio del Partito e sono le somme più alte che ha ricevuto dai suoi sostenitori, e rimane il fatto di un accordo politico sconosciuto.

MAURIZIO BALOCCHI –TESORIERE LEGA NORD

Va bene, guardi facciamo una cosa, lei questa trasmissione non la manda in onda. Le do il divieto assoluto di pubblicazione. Chiuso l’argomento, finito!

AUTORE

No no, non me lo rompa!!! Ma stiamo scherzando! Lei è un sottosegretario dello Stato!

MAURIZIO BALOCCHI–TESORIERE LEGA NORD

Non vuol dire nulla!

AUTORE

Non è che mi può trattare così!

MAURIZIO BALOCCHI –TESORIERE LEGA NORD

No io non la tratto, le dico solo che lei non manda in onda questo servizio!

AUTORE

Ma io glielo faccio dire tranquillamente questo, noi siamo venuti semplicemente a chiederle come mai avete ricevuto i 200 mila euro da Il Giornale d'Italia.

MAURIZIO BALOCCHI–TESORIERE LEGA NORD

Quello ha fatto e le ho dato la risposta, ha continuato a mistificare.

AUTORE

Non mistifico! Io le dico… ascolti…

MAURIZIO BALOCCHI–TESORIERE LEGA NORD

Ha continuato a mistificare, lei non manda in onda assolutamente niente! Niente! Perché le proibisco di farlo!

AUTORE

Questo giornale riceve due milioni e mezzo dallo Stato! Come contributo, se vuole le faccio vedere le carte?

MAURIZIO BALOCCHI–TESORIERE LEGA NORD

Non facciamo campagna elettorale!

AUTORE

Ma guardi che questo servizio va in onda non prima delle elezioni, va in onda dopo le elezioni!

MAURIZIO BALOCCHI–TESORIERE LEGA NORD

No assolutamente no!

AUTORE

Guardi che io queste domande le sto facendo a tutti, a tutti. Non è che vengo solo dalla Lega.

MAURIZIO BALOCCHI –TESORIERE LEGA NORD

Lei è uno dei cronisti rossi, come al solito!!! Rai Tre assolutamente mai più interviste!

venerdì, aprile 21, 2006

Accessibilità e formati aperti

La Circolare 6 settembre 2001, n. AIPA/CR/32 (Criteri e strumenti per migliorare l'accessibilità dei siti web e delle applicazioni informatiche a persone disabili), testimonia lo stretto e naturale rapporto tra accessiblità e formati aperti:

I formati dovrebbero essere accessibili e non proprietari: HTML, RTF, testo. Se fossero necessari altri formati, come PDF [1], GIF, JPG, sarebbe necessario accompagnarli con una versione accessibile.

Qui appare chiaro il collegamento tra accessibilità e formati aperti ("accessibile" viene addirittura usato in contrapposizione a "proprietario").


[1] PDF è un formato aperto ma Acrobat Reader (proprietario) non è necessariamente compatibile con le tecnologie assistive.

martedì, aprile 18, 2006

Against DRM 1.0

Free Creations ha pubblicato la licenza Against DRM 1.0.
Si tratta di una licenza free content persistente che contiene due importanti clausole: una clausola contro il DRM (impossibile utilizzo di DRM sia per il licenziante che per il licenziatario) e una clausola relativa ai diritti connessi: ad esempio, un produttore fonografico non può vantare diritti esclusivi sul CD che ha prodotto, se il CD contiene brani rilasciati con licenza Against DRM 1.0; questo significa che l'opera rilasciata con la licenza sarà sempre condivisibile in ogni sua forma, sia immateriale che materiale.

giovedì, aprile 13, 2006

Somme idiozie

Emmanuele Somma (in foto), radicale a noi noto per avere sconsigliato tutti di aderire a Scarichiamoli! e per averci indicato come stalinisti, cancella dal Wiki nel Pugno il pezzo tratto da Scarichiamoli.org (inserito da un altro radicale: Luca Nicotra) - pezzo in cui si sottolineava l'inopportunità di creare un portale nazionale per l'accesso alla cultura - e ve ne inserisce un altro in cui prospetta, invece, la creazione di un portale nazionale.

Quanto costerà agli italiani (stalinisti e non stalinisti) questo portale? Altri 37,3 milioni di euro? :-)

Ricordo che sulla questione
Internetculturale.it è stata depositata, grazie alle ripetute segnalazioni di Scarichiamoli!, un'interrogazione parlamentare a risposta scritta.

mercoledì, aprile 12, 2006

No copyright

Molti siti web riportano una nota di copyright di questo tipo:
Questo sito segue una politica di no-copyright: i pezzi scritti interamente da me e di cui possiedo il copyright sono messi a disposizione per la libera riproduzione non commerciale, a patto che venga indicata la fonte.

E questo sarebbe no-copyright?

La politica del no-copyright (si tratta di una politica perché, giuridicamente, i diritti morali sono irrinunciabili) consiste nel rifiuto stesso del copyright: ma se si rifiuta il copyright non è possibile riservarsi alcun diritto (come, ad esempio, il diritto di utilizzo commerciale).

Ma ciò che è più assurdo è il fatto stesso di dichiarare che una determinata opera è no-copyright
, perché tale dichiarazione implica un riconoscimento a se stessi della titolarità di tutti i diritti d'autore.

domenica, aprile 02, 2006

Anche le multinazionali hanno un cuore?

La direttiva EUCD si è occupata di difendere la posizione dei titolari di diritti connessi (in primis i produttori) e la posizione di chi utilizza DRM (in primis i produttori) ed auspica l'avvento del TC (in primis i produttori).

Gli interessi economici relativi all'opera intesa come bene materiale, sono in grado di fagogitarsi gli ideali di condivisione relativi all'opera intesa come bene immateriale.

Le licenze open content che fanno salvi i diritti connessi e che lasciano campo aperto al
DRM, non fanno altro che mortificare lo spirito con le quali sono state concepite.

Lo scambio telematico avviene attraverso files (beni materiali), non telepaticamente; e se su questi files sono presenti diritti esclusivi (i diritti connessi), da una parte, e/o
DRM, dall'altra, allora la licenza open content diventa perfettamente inutile, la via legale alla condivisione diventa perfettamente inutile:
perché l'unico modo per condividere questo materiale è quello di ledere i diritti altrui, scaricandolo e diffondendolo senza le necessarie autorizzazioni e/o aggirando sistemi di protezione.

E' una situazione paradossale, che fino ad oggi ho constatato leggendo licenze come le
Creative Commons (che fanno salvi i diritti connessi e lasciano la porta aperta al DRM): anche per questo motivo mi sono occupato di dare vita a licenze (le licenze Copyzero X) che hanno una posizione ben differente su questi temi.

Ma ultimamente la vittoria della "moneta sonante" sul "cuore battente" mi appare in tutta la sua evidenza anche nei percorsi storici, non soltanto in quelli strettamente tecnico-giuridici:

Creative Commons
e Sun Microsystems lavorano insieme affinché le licenze dell'una possano essere quanto più compatibili possibile con il DRM dell'altra.

E' una scelta che, a mio avviso, segna lo spartiacque ideologico tra Lessig e Stallman:
e capisco meglio le ragioni della fine dell'idillio tra
Creative Commons e FSF.

Parlando di DRM con Stallman e Lessig

In questi giorni ho scambiato molti messaggi sia con Stallman che con Lessig sul tema DRM.
La posizione di Stallman è radicale: no a qualsiasi tipo di DRM. Tale posizione si tradurrà nella nuova versione della GNU GPL (a giorni dovrebbe uscire un articolo di RMS sul DRM open source). Meno radicale la posizione di Lessig.

Ho chiesto a Lessig se vi sia compatibilità tra DRM (proprietario o libero: è indifferente) e CCPL.
Mi ha risposto che la licenza restringe la libertà del licenziatario di utilizzare DRM, ma non restringe la libertà del licenziante di utilizzare DRM.
Ho preteso allora una risposta inequivocabile, e lui mi ha detto che, al momento, non c'è nulla che vieti al licenziante di utilizzare DRM.
Ha aggiunto che, però, si sono riservati la possibilità di modificare la parte di licenza che tratta di DRM.
A quel punto, ho ricordato a Lessig che se il licenziante può usare DRM, il licenziatario non può distribuire l'opera! Se il licenziante usa DRM, il licenziatario può distribuire (etc. etc.) soltanto una copia analogica dell'opera (salva la possibilità, ad esempio, di rieseguire l'opera).
Lessig mi ha allora comunicato che proprio adesso Creative Commons sta prendendo in considerazione questa problematica.

Non so se Creative Commons si stia occupando di questo aspetto proprio adesso, voglio crederci: certo è che, come ho sempre detto, se la clausola delle CCPL relativa al DRM fosse meno ambigua, ci saremmo risparmiati molte discussioni.

Speriamo che una nuova versione delle CCPL metta la parola "fine" ai nostri dubbi.

Al tempo stesso, teniamo presente che la scappatoia rappresentata dalla copia analogica è (non mi stancherò mai di ripeterlo) una porta aperta al DRM.

Più in generale, dobbiamo constatare che ci troviamo davanti ad un aspetto ideologico che riguarda il corpus mysticum (il bene immateriale) e ad un'aspetto economico che riguarda il corpus mechanicum (il bene materiale): trovare un punto di equilibrio tra questi due aspetti non è facile (e non è nemmeno detto che debba essere trovato: vedi FSF), anche perché, venendo a compromessi con gli interessi economici delle multinazionali è molto difficile preservare un ideale (l'idea della trusted free computing platform di Cosenza non mi esalta affatto).

Da questo punto di vista, Creative Commons deve ancora prendere una decisione definitiva: speriamo che non ci deluda.

sabato, aprile 01, 2006

I CD finiranno bolliti?


Anche i Comunisti Italiani si occupano di libertà digitali.
Già un anno fa, Marco Rizzo, in questa intervista, alla domanda
Parli di condivisione della conoscenza e libera circolazione delle informazioni. Cosa pensi dell'iniziativa "Scarichiamoli!" di Creative Commons. Potrà replicare questa alleanza vittoriosa? rispondeva:

Assolutamente. Per i comunisti la conoscenza e l'educazione sono un bene comune e un patrimonio dell'umanità, considerarla una merce su cui poche multinazionali possano fare profitto invece che uno strumento di emancipazione pensiamo sia un crimine contro l'umanità. Condivido l'iniziativa (una opera dell'ingegno finanziata con i fondi pubblici deve essere di dominio pubblico) un ottimo primo passo in questa direzione, una prima battaglia per favorire una presa di coscienza più ampia. Il gruppo di lavoro sul libero sapere del PdCI sta considerando come migliorarla evitando centralizzazioni, aderire e lavorare insieme per portare la battaglia a livello europeo.

Sotto l'opera di Koretskii (
Revolutionary Theory is Our Greatest Weapon! - foto), i Comunisti Italiani scrivono:
Questo compagno mostra l'importanza dello studio di Marx, Engels e Lenin.
Oggi è necessario sviluppare una analisi teorica dello scontro di classe sui beni immateriali.

Che dire? A noi di Scarichiamoli! non è mai apparso Lenin in sogno e non abbiamo mai avuto il piacere di interloquire con Marco Rizzo o con altri comunisti italiani. Tuttavia, prendiamo atto dello scontro di classe sui beni immateriali. Del resto, lo scontro sui beni materiali lo abbiamo perso da tempo.